L’upupa (Upupa epops) è un genere di uccelli bucerotiformi, l'unico ascritto alla famiglia Upupidae.
Sia il nome latino che il nome scientifico dell’upupa derivano dal suo canto. Nel periodo riproduttivo infatti i maschi emettono il tipico verso “hup-hup-hup” di tre sillabe.
E’ lunga circa 30 cm e ha un'apertura alare di 42-47 cm, con le femmine che sono leggermente più piccole dei maschi.
L'upupa è sicuramente uno degli uccelli più appariscenti diffusi alle nostre latitudini. Il suo piumaggio è davvero inconfondibile: marrone molto chiaro nella parte superiore e a strisce orizzontali bianco-nere nella parte inferiore.
Il becco è piuttosto lungo e sottile e leggermente ricurvo verso il basso. Ma l’aspetto che più caratterizza la silhouette dell'upupa è la sua cresta, un ciuffo erettile di penne con la punta nera che può alzare a piacimento durante la danza nuziale o per spaventare i predatori.
L'upupa è un uccello amante degli spazi aperti e dei climi miti: pur occupando un areale estremamente vasto (che comprende gran parte di Europa, Asia ed Africa), essa tende a migrare verso siti più caldi solo nelle aree temperate, mentre in quelle tropicali e subtropicali risulta stanziale. E’ migratore e nidificante in Italia.
Una delle caratteristiche fondamentali dell'upupa è il volo, uno sfarfallio lento che la rende riconoscibile anche a distanze notevoli. Le ali tozze permettono all’upupa di scattare rapidamente in diverse direzioni anche ripetutamente durante il volo, in modo da seminare facilmente gli inseguitori.
L’upupa ama i luoghi secchi, semi-alberati, caldi e assolati e per questo la si può incontrare in frutteti, prati e vigneti o lungo strade sterrate tipiche delle nostre campagne, dove può fare i bagni di polvere e trovare il suo cibo preferito.
Si nutre infatti prevalentemente di insetti, tra i quali preferisce grilli, coleotteri, larve e bruchi di varie specie, oltre a formiche, cavallette e crisalidi. Più raramente, si ciba anche di altri invertebrati come lombrichi, molluschi e ragni.
Non disdegna, di tanto in tanto, di integrare la propria dieta anche con piccoli vertebrati (principalmente lucertole neonate e piccoli anfibi), uova e anche nidiacei di uccelli che nidificano al suolo, oppure con materiale di origine vegetale, come bacche e meno frequentemente anche granaglie.
Una particolarità di questo esemplare è che anche se il suo aspetto è cosi raffinato tuttavia adotta delle strategie difensive che sono in netto contrasto con il suo fascino.
L'Upupa emette un fetore tale da tenere alla larga i potenziali predatori. Anche il suo nido è invaso di cattivi odori in modo da attirare l’attenzione di piccoli insetti dei quali poi si nutre. Il cattivo odore è dovuto all'emissione di liquido maleodorante grazie a una particolare ghiandola, quella dell’auropigio della madre e dei piccoli.
Il nido viene collocato in cavità presenti nei vecchi alberi o in nicchie lungo pareti rocciose ma anche in costruzioni rurali o ruderi.
Riconoscerne uno è abbastanza semplice perché al suo interno sono accumulati gli escrementi dei genitori e dei pulcini ed emana un odore insopportabile, che ha lo scopo di tenere alla larga i predatori come i mammiferi carnivori e i serpenti.
Il nido ospita da 2 a 9 uova, che sono incubate per circa 2 settimane dalla madre. Durante questo periodo il maschio ha il compito di procurare il cibo alla compagna. Dopo la schiusa i pulcini restano nel nido per circa 35 giorni e sono alimentati e protetti dai genitori.
Mediamente l'upupa vive 11 anni.
Curiosità
L’upupa ha ispirato l’uomo fin dall’antichità per la sua sagoma inconfondibile, il suo piumaggio appariscente e i suoi comportamenti affascinanti. Sono numerose le rappresentazioni di upupe in templi, pergamene e affreschi. Presso le civiltà mediorientali e nell’Antico Egitto l’upupa era considerata un animale sacro e per questo era vietato ucciderla.
Secondo il Corano è l’upupa a far incontrare la Regina di Saba e il Re Salomone, diventando così messaggero d’amore di una delle storie più affascinanti di tutti i tempi.
Nell’antica Grecia e in epoca romana l’upupa, per il suo profilo elegante e la sua cresta, è sempre associata alla regalità, per questo Aristofane nella sua commedia “Gli uccelli” mette proprio l’upupa come re del popolo alato.
Allo stesso modo Ovidio nelle “Metamorfosi” racconta la storia del crudele re di Tracia, Tereo, tramutato dagli dei proprio in upupa mentre rincorre la moglie Procne per ucciderla.
In epoca medievale l’upupa purtroppo, come altri splendidi animali, diventa vittima di superstizioni. Si riteneva che le upupe frequentassero i cimiteri e facessero il nido nelle tombe, diventando così simboli del male e uccelli di malaugurio.
Una maldicenza forse dovuta anche al loro canto che ricorda il drammatico “Hip hip” urlato dalle truppe prima di una battaglia. Proprio a causa di queste dicerie Ugo Foscolo la inserisce nei suoi “Sepolcri” considerandola, erroneamente, un animale notturno.