Il Ghiro (nome scientifico glis glis) appartiene alla classe dei Roditori, di cui rappresenta uno degli esemplari più antichi esistenti sulla faccia della Terra, e alla famiglia dei Gliridi.
E’ un piccolo mammifero, non supera i 30 cm di lunghezza. Il suo aspetto è molto simile a quello dello scoiattolo (da cui può essere distinto osservando la coda che mantiene sempre lunga e distesa). Presenta delle orecchie molto piccole e tonde; il muso è allungato e termina con le vibrisse, organi tattili come quelli che ritroviamo nei gatti. Gli occhi sono scuri e i denti incisivi molto aguzzi, grazie ai quali riesce a rosicchiare il cibo. Il corpo è interamente ricoperto da una pelliccia grigiastra, che diventa di colore bianco nella parte del ventre.
La coda è lunga anche fino a 13 cm ed è molto folta, il peso va dai 150 ai 200 gr e vive in media 7-8 anni.
Il Ghiro diventa adulto a 1 anno e si accoppia al termine del letargo, in primavera. Le femmine partoriscono solo una volta all’anno, nel periodo estivo, da 3 a 6 piccoli e la gravidanza dura appena un mese. Appena nati i ghiri sono ciechi e privi di pelo e restano con la mamma nella tana. Dopo circa 3 settimane sono svezzati e pronti per iniziare la loro vita come gli adulti.
La dieta del ghiro, basata essenzialmente sui vegetali, varia durante l’arco dell’anno ed è costituita principalmente da castagne, ghiande, nocciole, bacche, frutti di bosco e uova di uccelli; in autunno vengono consumati anche i funghi. Una minima parte dell’alimentazione può comprendere anche alcuni invertebrati (insetti e molluschi).
Il Ghiro è generalmente notturno: esce all’aria aperta solo dopo il calare del sole, mentre non appena arriva l’alba si rintana. Ecco perché è così difficile incontrarlo. Durante il giorno sta nascosto in cavità di alberi, in anfratti oppure in nidi, dalla forma rotondeggiante, che egli stesso costruisce con foglie e muschio.
In autunno l’animale aumenta notevolmente di peso, accumulando così una notevole quantità di grasso e vari minerali che gli saranno essenziali per sopravvivere durante il lungo letargo invernale che dura all’incirca 6 mesi; ma non è un sonno lungo e ininterrotto. Il Ghiro si sveglia periodicamente per poter mangiare quello che ha accumulato nella tana.
Il suo habitat naturale è dato dai boschi, in particolare quelli ricchi di sottobosco e caratterizzati dalla presenza di vecchi alberi dove può reperire numerose cavità. Oggi possiamo trovarlo anche nelle zone abitate, magari nei pressi di parchi, giardini o cascinali abbandonati.
Dal 2006 questo animale è stato riconosciuto in Italia come specie protetta.
Curiosità: Veniva cacciato fin dal tempo degli antichi romani (per la carne ritenuta molto tenera) e ingrassato in otri: ne viene fatta menzione nel Satyricon di Petronio; era allevato, con altre bestiole, in vivario, per essere poi degustato come antipasto.
Una cosa abbastanza sorprendente come dicevamo all’inizio è che, nonostante il loro aspetto innocente ed indifeso, i ghiri sono tra le più antiche specie di roditori del pianeta. Sono stati rinvenuti fossili di ghiri risalenti al primo Eocene, un periodo di 33-56 milioni di anni fa. Questo significa quindi che i ghiri vivevano già in un periodo dove esistevano i progenitori dei cavalli e alcuni primati.
Una cosa che non tutti sanno che questo piccolo roditore è abbastanza rumoroso: emette continuamente squittii, sia mentre svolge le sue attività che quando dorme.
Quando invece si trova in pericolo, è in grado di perdere parte della coda per non farsi afferrare dai predatori. Inoltre assume una posizione caratteristica: eretto, inizia a battere le zampe come se stesse applaudendo e produce una specie di ronzio.